Psicologia e Psicoterapia Pisa

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APPELLO Di PSICOLOGIA DEL PROFONDO

Bollingen, luglio 2015

25 ottobre 2021

La tecnica ci ha messo tanto comodi da renderci più ciechi, sordi e muti. Ci siamo tanto affidati alla tecnica per non percepire l’angoscia esistenziale che ha sempre accompagnato l’essere umano, da nn riuscire più a vedere, od udire o parlare della discutibilità e dell’imperfezione della tecnica, per non vedere riaffiorare più quell’angoscia esistenziale. Eppure essa è lì, non la si può raggirare, l’imprevedibilità e la caducità fanno parte della natura umana. Ci arrabbiamo con chi ci porta un problema, con chi ci scuote dalla nostra comodità, eppure lo sappiamo bene quanto questa tecnica, alla lunga schiaccia la natura e come essa poi riemerge come un sintomo. Questo è un breve appello ad ascoltare di più i problemi, come portatori di un messaggio dalla natura dell’essere umano che spesso non viene neppure sentita e quasi mai ascoltata.

Questa bereve riflessione si può applicare alle relazioni, all’ambiente, alle più svariate tematiche sociali. Quando ci arrabbiamo con chi ci pone un dubbio, un problema, o che mette in discussione il nostro mito, il nostro Dio, ecco in quel momento stiamo cercando di chiudere l’angoscia esistenziale in un cassetto. Ma questo è un tentativo vano di sfuggire al destino dell’essere umano, quello di essere una creazione della natura.

Tuttavia questa riflessione può essere contenuta solo all’interno di una Weltanshaung che dà valore al singolo e dona valore ad ogni singola vita. Ma se ogni cosa cela il suo opposto e se siamo inconsapevoli della nostra parte inferiore, ombra, parte indifferenziata e primitiva/infantile/arcaica, l’ombra collettiva può entrare da quel buco della personalità e occuparla totalmente. Ecco allora che un’idea, un’immagine, un’ideologia, una divinità può occultare totalmente la nostra singolarità, bloccare il nostro processo individuativo di divenire ciò che siamo, come se fossimo fagocitati dall’ombra collettiva.

Pensiamo alle piramide egizie: quanta grandiosità, per il dio Ra, fattasi realtà grazie al sacrificio di migliaia di schiavi. Ogni singolo essere umano può dare forza ad un ideologia collettiva che come un parassita si insinua negli esseri umani per realizzare il destino inconscio dell’umanità. Se ci accorgiamo che il sacrificio che accettiamo ha come costo delle vite, allora possiamo suppore che siamo preda dell’ombra collettiva.

Quando giustifichiamo un esclusione, un’emarginazione, della cattiveria e dell’odio, stiamo nel nostro piccolo agendo un’ombra di cui non siamo consapevoli. Stiamo sacrificando l’Altro a favore di qualcosa che ci domina. Non è la coscienza che sta facendo una scelta ponderata, non si pone una questione etica in questo caso, non c’è colpa, anche se si può entrare nel piano della responsabilità,ma siamo del tutto strumento dell’inconscio, a volte personale, spesso collettivo, come se, per esempio, la rabbia di milione di donne ferite, stuprate, bruciate, sottomesse desse forza, dall’inconscio, come un lamento dei morti, a quella ferita personale di una singola donna per sfogare tutto quel trauma, quel risentimento e collera. In quel caso si realizza un pezzettino di male dell’inconscio collettivo, di cui non siamo colepvoli eppure vittime responsabili del proprio trauma rimesso in scena e rimette il diavolo in circolazione.

Osservare e responsabilizzarsi di ciò significa intraperndere un perscorso analitico ( a volte anche auto-analitico) e rimettersi sulla careggiata del proprio percorso individuativo.

Questo appello ha l’intento da spostare il focus dalla colpa alla responsabilità, così faticosa in quest’epoca.

Zaira Cestari